Di Selvaggia lucarelli
Ieri ho scritto un post sulla Smutniak, sulla tragica meraviglia della
vita che va avanti, visto che Kasia è incinta dopo la tragedia della
morte di Taricone. Lo so che non esiste una classifica del dolore, ma in
questa storia di elementi particolarmente dolorosi ce ne sono davvero
tanti: Pietro e la sua giovane età, un successo stordente e poi la
discesa, il paracadutismo che era una passione di Kasia trasmessa a
Pietro, l'incidente con lei che si era lanciata subito dopo, la
figlia che era lì, sul campo ad aspettarlo e la morte che era arrivata
poco dopo. E poi una donna che s'è ritrovata vedova del proprio marito e
ammogliata col dolore, il senso di colpa, la responsabilità di una
figlia. Devastazione pura. Ora io mi domando. Come può certa gente
misera e meschina venire qui a sputare veleno e bestialità varie,
giudicando una donna a cui la vita ha concesso una seconda possibilità
di felicità? Felicità per lei, per la figlia di Pietro e per la vita che
sta per nascere. Che gente siete? Il lutto è un dolore, non una
condanna. La morte di chi amiamo non va espiata con l'infelicità di chi
resta, poveracci che non siete altro. L'amore per chi si è perso si
ritrova nella vita che va avanti, nei nuovi pezzi che la compongono, nei
ricordi che si mescolano al nuovo. E nell'incanto di una pancia che
cresce, che si fa rotonda, dopo che la vita l'ha presa a morsi.
Davvero, siete dei poveracci. E a voi una seconda possibilità la vita
non la concederà mai, perchè con la veletta nera sugli occhi per esibire
il lutto, guardate solo la terra che calpestate, senza accorgervi della
meraviglia del cielo che cambia sulla vostra testa.
Siete già dei morti, che giudicano chi sceglie, con coraggio, di celebrare la vita, pur conoscendone la crudeltà meglio di voi.
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