martedì 1 maggio 2012

Festa del lavoro...Festa del lavoro un cazzo

Delle varie feste comandate festeggio il natale perché qualcosa, seppur minuscola, è rimasto del clima sfacciatamente sereno e caldo di quando ero abbastanza grande per incamerare i primi ricordi indelebili dei pacchi sotto l'albero, della neve incantevole e dei tortellini.
Festeggio la pasqua e la pasquetta perché ne ricordo di memorabili, quando il concetto di bregaz si trovava nel giusto tempo per non dover pensare al futuro, dove i bregaz stessi rappresentavano non tutto ma moltissimo.
Pur ritenendolo marmoreo e istituzionalmente obbligatorio per non ricaderci, non mi piace per nulla il 25 aprile. Dovrebbe essere la liberazione dal nazifascimo in Italia ma che razza di liberazione è? I francesi si son liberati del nazismo, da qualcosa di esogeno, noi festeggiamo la liberazione da noi stessi, esiste qualcosa di più grottescamente ridicolo? Un popolo stupido (ahimé ciclicamente stupido), abbagliato da un ciarlatano per una guerra insensata (dalla parte sbagliata oltretutto!) dove più di tutti hanno pagato coloro che non avrebbero dovuto, gli unici che hanno avuto un minimo a cuore questo paese. Orrore.
Massima stima invece per la festa della repubblica.
Festa dell'Immacolata...chi?!




Festa del lavoro. Festa del lavoro un cazzo. Quale lavoro? Iniziare a lavorare a 35 anni, senza la speranza della pensione, senza stabilità, senza futuro, senza un mestiere, essendo già fottutamente vecchi.
Sia chiaro, l'ideale conficattoci in testa di benessere e di equilibrio per come lo conosciamo è finito, e molto meglio di me ne scrive Zucconi.


Milioni di italiani, nati e cresciuti nel dopoguerra, hanno avuto un’immensa fortuna, senza precedenti nella storia dei popoli della nostra Penisola e forse senza neppure rendersene conto: quella di vivere un tempo nel quale una felice coincidenza di fattori, economici, politici, internazionali, finanziari, sociali, alimentati dalla prodigiosa capacità italica di alzarsi dal tappeto dopo ko inflitti e autoinflitti, di inventarsi, di farsi il culo a pedriolo (trad. dal tardo milanese: a imbuto) aveva permesso di godere insieme dei vantaggi del sistema capitalista e delle garanzie collettive del socialismo democratico europeo. Il livello di alimentazione, di cultura, di tempo libero, di libertà individuali, di assistenza medica di un lavoratore italiano medio sono stati per decenni superiori non soltanto al 90% della popolazione mondiale, ma a quello di signori e signorotti feudali che sembravano ricchi soltanto in rapporto alla fame che li circondava, e questo evitando sia la brutalità del mercato all’americana, sia lo squallore miserabile del socialismo sovietico. Credo che questo tempo, del quale la mia generazione ha potuto, a volte con qualche merito a volte per pure fortuna, approfittare anche sfacciatamente con pensioni ai quarantenni, sia finito e che nessuno dei vecchi e nuovi magliari della politica sia in grado di farlo ritornare, per quanto seducenti siano le loro fanfaronate. Chi ce lo promette, per farci sopra qualche soldino o per prolungare il proprio tramonto, ci mente e sa di mentire. Il nuovo tempo sarà migliore, o molto peggiore, ma certamente sarà diverso. Vi ricordate quando le cassandre ci dicevano che stavamo firmando cambiali che un giorno i nostri figli e nipoti avrebbero pagato? Ecco, i nostri figli e nipoti siamo noi. Buon Primo Maggio.

Ora, non è per pessimismo, ma per sfacciato realismo. Questa festa non ha più senso.
Se dobbiamo festeggiare dei morti tantovale che il primo maggio del 2013 ci fermiamo tutti a ricordare quei terribili istanti alla curva del tamburello e la scomparsa del miglior pilota di F1 mai esistito.
E' meglio per tutti.

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