Domanda ingenua: ma cosa vuoi che cambi a noi italiani la rielezione di Obama?
Gli Stati Uniti d'america non sono un'isola sperduta nell'oceano.
La loro crescita economica ha sempre trainato l'europa e mai viceversa.
La loro forte identità li rende capaci di ispirare mezzo mondo, che si tratti dell'auto ibrida o della leva finanziaria dei subprime.
Se è vero che l'occidente non è più il centro del mondo è vero che l'occidente non è l'Europa sbriciolata nella sua non-identità e nel debito di cristallo: l'occidente è l'America.
Non regredire sui diritti civili, non considerare le donne come dei giocattoli, permettere loro di abortire e usare anticoncezionali, considerare i gay come persone meritevoli di pari diritti, non sentire frasi del tipo "il vero stupro porta raramente ad una gravidanza", avere una seppur flebile speranza di poter regolamentare livemente il mercato finanziario americano, avere la speranza di non gestire la questione mediorientale come un Cowboy, avere una difesa Nato sul suolo europeo, avviare una politica di controllo delle armi sul suolo americano, perseguire una tendenza Green e soprattutto, mirare ad una redistribuzione più equa della richezza nel mediolungo periodo, ridare cioè il sogno americano a occupy wallstreet.
Ecco perché è augurabile che abbia vinto Obama, non perché possa fare i miracoli (soprattutto con i voti strarisicati di camera e senato) ma perché la regressione e l'involuzione sono pericoli reali che raramente si considerano.
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