Finalmente il cyberspazio mi sta ringraziando per la qualità dei post che caraterizzano da sempre questo blog: sociologia, economia, storia, hi-tech...
...o forse il post su Dakota Rose mi sta portando 600 segaioli, pardon, visitatori al giorno, 4000 visitatori nell'ulimo mese?
Lasciandovi a questi terribili dubbi oggi parliamo di Gilles Villeneuve.
"Non me ne frega niente del campionato del mondo, a me interessa correre."1979
"adesso basta con le stupidaggini, quest'anno voglio vincere il mondiale".1981
Ieri si è commemorato il trentennale dalla morte di Villeneuve.
Tutti credono sia stato un fenomeno, un vincente totale, un Fangio, uno Shumacher, un Senna.
MANCO PER NULLA.
In 3 anni (6 per gli annali) Gilles Villeneuve ha vinto 6 gare (non mondiali) ed è andato 13 volte a podio in tutta la sua vita.
Guidava come un pazzo e questo è il principale dei motivi per il quale lo si ricorda. Viaggiava sempre col cronometro, anche sulla strada normale, da Montecarlo a Maranello o da casa sua a quella della fidanzata. Era spericolato incredibilmente spettacolare e per questo emozionava, in una F1 dove le macchine prendevano fuoco, dove i piloti venivano catapultati fuori dall'abitacolo, gli anni di uno due morti a stagione.Villeneuve (assieme ad Arnoux) ha dato vita a uno dei duelli più avvincenti della Formula 1 è celebre il suo giro (inutile) con 3 ruote o quello con l'alettone rotto davanti alla faccia, da ricordare inoltre il primo successo a Montecarlo con motore turbo.
Alla sua prima gara in Ferrari sbagliò la staccata, volò su una macchina e poi sulla folla, due fotografi che non avrebbero dovuto trovarsi lì, morirono. Da qui soprannominato l'aviatore perché saltava realmente sulle macchine quando forzava troppo, proprio come quando è morto.
Non era ricco ma era raccomandato direttamente da Enzo Ferrari.
Ha fatto conoscere la F1 grazie al suo stile di guida; in pista non pensava, forzava anche quando non doveva, certo una personalità carismatica, simpatica, onesta, genuina, ingestibile e peculiare ma da qui a farne una leggenda...
Il suo nome è legato a flo doppio a Didier Peroni, compagno di squadra talentuoso e famoso soprattutto per non aver rispettato un ordine di scuderia a Imola la settimana prima della tragedia.
Didier, quello stesso anno si ridurrà le gambe letteralmente in poltiglia, si salverà per miracolo, cambierà sport e morirà nel sogno di diventare campione di Off-Shore, ma questa è un'altra storia.
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