Perché gli uomini odiano le donne
Oggi è la festa delle donne blablabla...
Strutture adeguate di tutela e sostegno, impegnarsi a cambiare nell'uomo (dal marito al carabiniere che compila il verbale) la cultura che uno ceffone non è di lieve entità e neanche dovuto...
Ottimo, ma poco efficace, questa è protezione passiva, funziona male e rischia di essere inutile, almeno nel breve periodo, perché in molti contesti c'è la cultura della violenza e la legittimità di esercitarla sulla donna.Cambiare questa distorsione della realtà potrebbe richiede generazioni e non sarà certo un bugiardino sponsorizzato dal ministero delle pariopportunità a fermare bestie dal continuare la mattanza.
Esistono metodi migliori per prevenire anziché curare?
Ci sono storie, come la sua che ci raccontano di una vita infernale, dove all'inizio va tutto bene e poi tutto sfocia nell'inferno.
Col massimo rispetto per il suo caso specifico scusate ma io a questa cosa della metamorfosi totale non ci credo minimamente.
Credo invece che la maggior parte delle vittime ignorino enormi campanelli d'allarme nella falsa speranza che le cose possano migliorare anziché peggiorare. E vedendo quanti omicidi avvengono nell'istruito ed emancipato nord, non ne farei neanche un discorso culturale.
Se vogliamo meno vittime bisogna potenziare la donna fornendole gli strumenti culturali e psicologici affinché non rimanga sola e comprenda tempestivamente tutti i segnali di un rapporto potenzialmente pericoloso.
E qui finisce la parte politically correct.
Sono frustrato, è una questione complessa, si potrebbe fare come negli articoli di questi giorni in cui si evidenziano i numeri dei mostri, di quanti siano gli stupri, gli omicidi.
E per carità, forse considerando l'effetto mass-iccio dei media è giusto e utile che sia così, che si diffonda la sacrosanta cultura, soprattutto nella percezione femminile del "c'è una sola vittima e un solo carnefice senza attenuanti".
Però ci sono ambiti, altri ambiti, dove è possibile essere meno delicati e dove si può dire tranquillamente "vabbé, ma te lo sei cercato"; perché per centinaia di donne dovrebbe esser diverso?
Prima di essere insultato, ci tengo a dire che il mio è un discorso fattuale non ideologico.
Comprare bond greci, andare in vacanza in costarica, mettersi a questionare con l'albanese ubriaco di piazza verdi, andare con la maglia dei C.C.C.P. ad un raduno di forzanuova, comportarsi come il protagonista di intothewild, girare di notte con microgonna.
Sono tutte situazioni ideologicamente a rischio zero ma fattualmente pericolosissime.
L'incapacità di analisi del soggetto non merita certo lo stupro o la morte ma non è il caso di attribuire più responsabilità alle donne garantendo quello che a scacchi si chiama l'iniziativa ovvero, traslato, la capacità di essere protagoniste della loro salvezza?
Suona malissimo, me ne rendo conto, inanellare parole come responsabilità assieme a donne riporta ai processi dei "morsetti" negli anni 70.
Non mi si fraintenda, non è per nulla un'attenuante, la responsabilità oggettiva del reato resta alle bestie ma è inutile continuare a negare che le vittime giochino un ruolo importante nel diventare tali.
La vittimologia parte ormai integrante della criminologia si è interrogata a lungo su queste cose, dagli anni '80 si è superata l'analisi di semplici rapporti causa effetto con la vittima totalmente passiva e ininfluente.
Spark scrive:
Il rapporto tra vittima e reo è uno degli argomenti più complessi spesso non facili da analizzare soprattutto in riferimento al movente. Quest’ultimo è il risultato di forze che cambiano e si trasformano, di impulsi e spinte che mutano a secondo dell’intensità del rapporto tra vittima e carnefice. Spesso, in alcune dinamiche omicidiarie ,si riscontra un alto grado di intensità determinato da una forte partecipazione emotiva tra reo e vittima.
Tali considerazioni hanno trovato ampia applicabilità nel momento in cui gli studiosi si sono resi conto che non si poteva più procedere in base ad un metodo lineare di causa effetto. Ogni fenomeno omicidiario analizzato non può essere ordinato, semplicemente, per azioni antecedenti e conseguenti.
Questo è il risultato di una miriade di fattori: ambientali, sociali e relazionali.
Tutte le conquiste femministe sono venute dalle vittime, dalle donne, e non credo che questa volta si farà eccezione.
Come sempre, discorso complesso che sarebbe meglio approfondire al Binos (o altro luogo equivalente).
RispondiEliminaGirare di notte con microgonna è rischioso, sì, però non riesco a smettere di pensare che non dovrebbe esserlo. Se comprare bond greci mentre la loro economia va a rotoli e vivere come il tizio di Into the wild comportano oggettivi rischi, girare vestiti come si vuole (nei limiti della decenza) dovrebbe essere un sacrosanto diritto, e nessun maschio arrapato dovrebbe togliermelo, così come nessuno dovrebbe pensare che se ho la gonna corta è perché in fondo voglio che mi si guardino le gambe.
Riguardo alla violenza è un tema delicato e ogni situazione è di certo unica, ma in generale penso ci siano donne deboli, o troppo legate alle imposizioni della società e dell'orologio biologico, che sono più a rischio di altre. Dalla crocerossina che pensa "magari è un po' violento ma io lo cambierò" alla ultratrentenne disperata che vuole metter su famiglia e si attacca a cozza al primo che passa, penso anche io che molte dovrebbero essere più razionali e aprire gli occhi su chi hanno accanto: certe persone hanno scritto in faccia che sarebbero capaci di menare la propria donne, così come su certe altre si può mettere la mano sul fuoco che non lo faranno mai. Ma giudicare da fuori è quasi impossibile, e gli psicopatici hanno parecchie facce dietro cui nascondersi.