lunedì 13 febbraio 2012

Capitalismo

PREMESSA:

La principale delle motivazioni alla base del fallimento del comunismo resta l'aver ignorato, offuscati dall'ideologia, la natura dell' essere umano e delle sue aspirazioni.

Perché dovrei fare bene il panettiere se la mia aspirazione è studiare il giapponese?
Perché dovrei arare la terra per 40 anni sapendo che non avrò mai qualcosa di mio e che non potrò andare oltre alla casa assegnatami?
Perché dovrei essere un buon medico se so che prenderò poco più di un contadino?
Quale pulsione dovrebbe spingermi ad innovare nel mio lavoro?
Per quale motivo la corruzione non avrebbe dovuto toccare tutti i centri di potere della redistribuzione?


L'unico modo per produrre ricchezza deve obbligatoriamente basarsi sull'egoismo radicato nell'uomo, sulla libertà, sulla meritocrazia, sul libero scambio delle merci, e sulla costante redifinizione delle aspirazioni (di benessere, progresso, etc).
Si può non essere d'accordo, suggerendo magari un'alternativa, ma nella storia dell'umanità non è ancora stato creato un sistema alternativo in grado di produrre ricchezza.



DETTO QUESTO,  avendo dimostrato in maniera incontrovertibile che la ricchezza si produce, bisogna evidenziare gli evidentissimi limiti del capitalismo odierno in fatto di redistribuzione.
Quando meno del 10%  della popoloazione detiene l'80% della ricchezza del pianeta...
Servirebbero regole, ma la politica è influenzata, se non direttamente composta, dai grandi potenti della terra.
Too Big to fail e Inside Job sono una triste rappresentazione della crisi finanziaria americana del 2008.
A prescindere dal discorso del 1968 sul PIL di Bob Kennedy e sul fatto che la felicità sia altra cosa, il problema non è il capitalismo, quella che in Wall Street viene chiamata l'avidità.
Il problema sta tutto nelle regole ma per vostra fortuna questo post ha annoiato anche me e me la caverò con un grassetto senza sviluppare un problema molto, molto complesso.

2 commenti:

  1. Seppure non si tratta (necessariamente) del mio pensiero, volevo farti notare un paio di pecche nel ragionamento... non perché non l'abbia apprezzato, ma proprio perché l'HO apprezzato.
    La prima sta nel fatto che "produrre ricchezza" sia l'obiettivo. Ciò si lega alla definizione di ricchezza (lusso, opulenza, agiatezza... o sostentamento? sviluppo? ...senza considerare che esistono anche ricchezze non economiche).
    Da qui poi accetti il capitalismo e dici che il problema è tutto nelle regole.
    Quindi il problema è nel non prevedere vincoli che frenino certi ladroni...? O è nelle "regole del gioco"?
    Esempio: siamo cresciuti sento dire che le tasse sono brutte e cattive (per i repubblicani americani non è nemmeno più uno slogan, è più un mantra e una raison d'etre^^).
    Così le aliquote sono sparite, in Italia in particolare ("riduciamole a 3!"), ma all'estero in ugual misura... prima di Regan ("grande presidente!", dicono, chissà perché) gli USA hanno visto aliquote massime del 75% e addirittura del 90% in tempi diversi.
    Oggigiorno metà congresso salterebbe su... metà degli eletti difenderebbe gli interessi di meno dell'1% della popolazione.
    Dà da pensare...
    Il problema è nel capitalismo, non nelle regole, perché procede secondo le sue regole e come un'azienda ne acquisisce una più debole, fa degli investimenti e cresce, così i "poteri forti" (perché usano sempre il plurale?) fanno i loro investimenti e scalano la politica, i media... fanno sì che metà del popolo voti a favore dell'1%. Ma la politica che si fa comprare, ha davvero colpa? E' un'azienda debole scalata da una più forte... è NELLE regole del gioco, nessuno le ha violate, tutto sta andando dove è naturale che vada (a put... ci siamo capiti^^).

    p.s. davvero un bel blog, keep up the good work ^__^

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  2. ...mi scuso nel rispondere solo adesso, ho scoperto che i commenti a un mese dalla pubblicazione sono moderati...da me!
    detto questo...

    La tua analisi è perfettamente coerente e concordo sul fatto che qualsiasi istituzione capitalista, che sia una startup o una multinazionale, tenti di fagocitare il più piccolo o trarre profitto, qualsiasi sia lo strumento in quanto risponde alla sua semplice indole e alla logica di profitto.
    E in questo caso concordo che è difficile parlare di regole, come si può chiedere ad un predatore di smettere di avere fame?
    Non si può, come non puoi chiedere alle persone di non avere aspirazioni. Credo che il capitalismo sia la mera trasposizione sociale di istinti primordiali che ci rendono ancora molto simili agli animali.
    Fortuna o sfortuna il caso vuole che questo sistema sia l'unico nella storia dell'umanità capace di produrre ricchezza, nonché il più longevo, fino ad ora almeno.
    Mettiamola così, sistemi alternativi non esistono, sistemi che necessitino di minori regole neppure, sistemi alternativi che tengano conto dell'indole umana tantomeno.
    Semplicisticamente potremmo dire che o riusciamo a porre delle regole a questo capitalismo o moriremo con questo capitalismo. O le democrazie torneranno ad essere tali o il sistema collasserà su se stesso, ma immaginare un mondo senza capitalismo per me è come immaginare un mondo con sole persone buone, è pura utopia.
    Il comunismo richiedeva molte più regole e i princìpi di equità istituzionalizzati e regolamentati abbiam visto che fine han fatto...
    Il capitalismo è frutto della nostra natura e temo che l'estinzione dell'uno porti all'estinzione dell'altro.

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